ROCCHETTA NERVINA, FIGLIA DELLE ACQUE
«Scorrono nel tempo le ere geologiche e scorre verso il mare il grande vecchio Rio Barbaira. Ma un bel giorno l’uomo irrompe sulla scena, chiede al grande Rio parte delle sue acque ed inizia anche lui a scavare lunghe braccia attraversando valli scoscese ed assolati dorsali per raggiungere i piccoli pianori che diventano orti, frutteti e giardini.»
Il borgo di Rocchetta Nervina è abbracciato dalle acque fresche e limpide di due corsi d’acqua: il principale è il torrente Barbaira, che scorre sotto il caratteristico ponte medievale, celebre per i suoi laghetti; il secondo è il rio Oggia che costeggia il paese da nord e confluisce nel primo ai piedi dalla rocca.
Data questa conformazione, è evidente che nella concezione originaria del paese, i corsi d’acqua sono la risorsa principale, fonte di sostentamento e forza motrice per le attività agricole ed artigianali, in regime di autosufficienza, in grado di assicurare la sopravvivenza e la soddisfazione dei bisogni primari del borgo, nonché la produzione di beni che alimentano commerci e scambi con i paesi limitrofi. E sono vivi. Sono ricchi di fauna ittica: trote ed anguille abbondano in tutto il corso fino alle zone più impervie delle sorgenti.
Enrico, durante i lavori di recupero storico dei locali della conceria e del mulino ha avuto modo di comprendere e riscoprire il complesso sistema di canalizzazione delle acque che coinvolge l’intero paese creando un ecosistema davvero ecosostenibile, dove uomo e natura vivono in simbiosi, in un rapporto di reciproco rispetto e scambio di servizi.
Sono due i canali principali: “u beà”, il canale delle acque pulite, e“a biareira sutana”, il canale pensile che raccoglie le acque sporche.
Le acque pulite: u beà
U beà è il canale che raccoglie le acque del Barbaira in località San Bernardo, sul sentiero che porta ai laghetti. Scendendo alimenta tutti gli opifici della zona delle fabbriche: un impianto di distillazione della lavanda (“l’alambiccu”), il mulino a farina “u Moerin”, il frantoio du Ruetu, di cui è ancora visibile la ruota, una piccola centrale idroelettrica (“a luije giuana”), il lavatoio (“u lavaù”) il mulino a ritrecine ”a pista”, le dubarìe e il mattatoio (“u spelaù”).
Le acque sporche: a biareira sutana
Interessante e geniale è però il percorso delle acque una volta utilizzate: le acque sporche, infatti, contaminate dagli scarichi del lavatoio, del frantoio, della conceria o del mattatoio, non venivano reimmesse nel torrente come le altre, ma al contrario venivano raccolte nella biareira sutana.
Ha l’aspetto di un canale pensile, inserito nel muro sulla sponda sinistra del Barbaira. Per un tratto poggia su travi di legno conficcati nel muro. A tratti corre in appoggio su muriccioli sostenuti da archi con i piedi innestati sulle rocce emergenti del sottostante torrente. Raggiungendo il ponte nuovo ne attraversa la struttura e prosegue oltre fino a raggiungere i pozzi di decantazione e depurazione fuori dal paese, dove rilascia le scorie prima di defluire nel torrente.
Tutti in paese conoscevano l’esistenza della biareira, ma nessuno ne conosceva lo scopo: un’opera che onora operosità ed ingegno dei nostri avi ed altresì la loro sensibilità ecologica, a salvaguardia del patrimonio ittico del torrente allora ricco di trote ed anguille.
Pannello informativo
Tutte le informazioni relative al sistema idrico sono riassunte in un pannello informativo che Enrico ha progettato, costruito e posizionato lungo la passerella che rappresenta il paese e i canali. In questo modo il visitatore ha una visione reale dell’idea che sta alla base del borgo artigiano che si integra nell’ambiente senza deturparlo e può così ammirare il tesoro di saggezza e lungimiranza che gli avi hanno lasciato alle nostre generazioni come monito e insegnamento.