«”Ragazzi, prendete il diario… intingete il pennino nel calamaio e scrivete. Tema: il mio paese. Svolgimento…”
Enrico
Erano gli anni ‘40 e ricordo molto bene le due espressioni che era obbligatorio inserire nel tema: “acrocoro di case” e “confluenza dei due torrenti”. Ebbene è davvero strano che a distanza di 80 anni io stia ancora svolgendo lo stesso tema…»
Nel cuore di Rocchetta Nervina, nei pressi della passerella che costeggia il paese lungo il torrente Barbaira, spicca una struttura alta come una torre, che sporge dal profilo del borgo, attualmente di piacevole aspetto dopo che è stata messa in sicurezza e ristrutturata, nota come “torre delle Dubarìe”. Il termine dubarìe nel gergo arcaico locale ha sempre rievocato per la gente del posto, un bassofondo in una zona imprecisata maleodorante e malsana. Motivo per cui è dubbio il senso da attribuire al termine: quello di pelle o quello di pesta riferito alla canapa.
Enrico Carabalona nel 2015 completa l’acquisizione di vari spazi e locali dall’aspetto di stalle in rovina diventate discarica di immondizie e decide di avviare un’operazione di recupero per creare un deposito a suo uso, di grande comodità per il fatto che egli abita a fianco. Non ha un progetto ben definito. Si lancia all’avventura iniziando un lungo lavoro a proprie spese e con le proprie forze, con l’intenzione di lasciarsi guidare dalle pietre. Lo sgombero rivela subito che i locali acquisiti, come pure tutto il fabbricato della torre, erano nati come conceria. Ed è a questo punto che nasce l’Enrico archeologo e che prende forma un progetto che va al di là del deposito, proiettato alla valorizzazione ed al recupero storico, poiché la rilevanza di quanto emerge merita.
In più succede l’imprevisto che premia la caparbietà, la scoperta della struttura muraria in rovina di un antico mulino a ritrecine di cui in paese nessuna conosceva la passata esistenza in tempi ben più lontani delle concerie.
E non finisce qui. Osservando i resti dei vari tratti di canali ancora esistenti, è riuscito ad intuire il complesso e geniale sistema di canalizzazione delle acque alla base dell’intero borgo: mentre i flussi di acqua pulita, dopo aver azionato le macine dei diversi mulini, venivano immesse nuovamente nel torrente, le acque di scarico degli opifici venivano invece raccolte in un canale pensile (“a biareira sutana”) che le raccoglieva portandoli in pozzi di decantazione fuori del paese.
Emerge così come il paese Rocchetta avesse conosciuto periodi caratterizzati da una connotazione spiccatamente artigiana, abbandonata a causa della rivoluzione industriale per privilegiare ancora l’agricoltura che permette una più immediata sussistenza.
Entusiasta di queste scoperte, Enrico ha deciso di rimettere in funzione i diversi spazi e renderli fruibili al pubblico attraverso la realizzazione del polo museale inaugurato nell’estate 2019.
La riqualificazione ha conferito ai locali un aspetto che non è quello del museo, triste, chiuso nel passato, ma un aspetto vivace in cui il passato continua a vivere nel presente e trasmette con forza il suo messaggio di continuità generazionale.